LEZIONE DI NUTRIZIONE 1

CONOSCETE DAVVERO LA CELIACHIA!?

Prima di spiegare la patologia, parto dalla fine e dedicandola a chi “mangia senza glutine” pur non essendo celiaco.
“La rimozione del glutine, che è l’elemento che fa da collante nelle preparazioni alimentari, costringe le industrie ad addizionare grassi di origine vegetale (in prevalenza saturi e di basso valore nutrizionale) per incrementare la palatabilita e facilitare la preparazione dei prodotti.
Ne deriva la necessità di alternare gli alimenti dietoterapici a quelli naturalmente privi di glutine, per evitare squilibri nutrizionali e metabolici come L’AUMENTO DI PESO O L’ALTERAZIONE DEI LIVELLI PLASMATICI LIPIDICI E GLUCIDICI.
Quindi, lasciate la dieta senza glutine a chi DAVVERO non può mangiarlo :)”

La Celiachia è una enteropatia immunomediata che si manifesta in soggetti geneticamente predisposti in seguito ad ingestione di alcuni cereali contenenti glutine, quali frumento, farro, grano, orzo, segale, Kamut, triticale.
È caratterizzata da un’alta variabilità delle manifestazioni cliniche e delle lesioni istologiche della mucosa duodenale, con conseguente alterazione della funzione di assorbimento. Questa condizione risulta reversibile se si elimina il glutine dalla dieta e recidivante se lo si reintroduce.
Ma cos’è il glutine?
È la frazione proteica contenuta nel Chicco di alcuni cereali ed è formato da due componenti fondamentali: GLUTENINA e GLIADINA. La GLIADINA è la frazione tossica, ed è presente solo nel frumento, segale, orzo, avena e triticale, mentre nel glutine di riso e mais la GLIADINA è sostituita da una proteina non tossica per il soggetto celiaco. Queste proteine sono contenute nella pasta, nel pane, nei biscotti, nella pizza, e causano una risposta immunitaria abnorme a livello intestinale, determinata dall’incapacità di digerirle ed assorbirle. La Celiachia è considerata ad oggi una patologia i cui fattori causali non sono completamente chiari. È una patologia autoimmune scatenata dall’interazioni di più fattori quali: la predisposizione genetica (HLA- DQ2 o HLA-DQ8), l’autoantigene (l’enzima tranglutaminasi umana Tissutale: tTG),
l’autoanticorpo (anti-tTG) e il fattore scatenante (la GLIADINA contenuta nel glutine). Questo antigene induce una risposta infiammatoria nell’intestino tenue che si caratterizza per atrofia dei villi, iperplasia delle cripte ed infiltrazione linfocitaria. Queste alterazioni vanno considerate come l’estremo grado del danno, mentre le lesioni della mucosa intestinale nell’intolleranza al glutine possono essere considerate come un continuum.
Il ruolo della genetica nella patogenesi della Celiachia è testimoniato dall’aumentata prevalenza della malattia nei parenti di primo grado di un soggetto celiaco che varia dall’8 al 15% e dalla concordanza di malattia riscontrabile tra gemelli omozigoti nel 70% dei casi. La malattia può insorgere a qualunque età può manifestarsi in FORMA CLASSICA, SUBLICINICA o addirittura decorrere in maniera sintomatica (FORMA SILENTE e LATENTE). Generalmente i sintomi della patologia (gonfiore e dolore addominale, dissenteria, vomito, costipazione, feci pallide o oleose, dimagrimento ecc) si accompagnano ad altre conseguenze come il cattivo assorbimento delle sostanze nutritive, proprio in quel periodo in cui la nutrizione è più importante per la crescita e lo sviluppo normale del bambino, causando così altri problemi più gravi quali difficoltà di sviluppo nei neonati, ritardi nella crescita, Osteoporosi e anemia per mancato assorbimento rispettivamente di calcio e ferro e ritardi nella pubertà. I ricercatori stanno studiando i motivi per cui la Celiachia presenta sintomi tanto diversi da paziente a paziente.

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